Prima dell'alba

di Paolo Malaguti

La nostra recensione

Un libro straordinario. Così il gruppo di lettura ha definito con giudizio unanime "Prima dell'alba", libro che a capitoli alterni ci ha appassionato, commosso, indignato con la ferocia della guerra di trincea e ci ha avvinti e incuriositi con il mistero della "caduta" di Graziani dal treno. Un romanzo crudo e intenso che prende origine da un'accurata ricerca storica, che approfondisce persino il lessico, il gergo dei soldati. E' stato sconvolgente leggere che, oltre a doversi difendere dal fuoco nemico, i soldati dovevano anche salvarsi da chi sparava loro alle spalle e dalla ferocia inutile e gratuita dei generali. Abbiamo riflettuto sul fatto che i soldati erano perlopiù contadini senza un'ideologia e ai quali le ragioni della guerra parevano incomprensibili. Ciò che capivano bene invece era il dolore delle bestie usate in trincea, la morte degli animali sacrificati durante la ritirata pur di non essere lasciati in mano al nemico. E il pensiero lacerante della propria casa, delle persone amate a cui forse non si sarebbe tornati. La bravura dell'autore sta proprio nel saper cogliere le emozioni e i sentimenti dei soldati e del Vecio in particolare combattuto tra il desiderio di insegnare ai giovani soldati i trucchi per non farsi ammazzare e la paura di affezionarsi ai "Dio mama" perché sa che comunque moriranno e sarà destinato a soffrire per la loro perdita. Ma abbiamo apprezzato anche la singolare capacità di ricostruire il giallo di Graziani, l'indagine storica celata e mai risolta dal regime fascista. Una lettura appassionante, un gran bel libro.

La trama:

Alle 6,30 del 27 febbraio 1931 il trillo violento del duplex manda all'aria uno dei sogni più belli, con tanto di fiammante Fiat 521 Coupé, fatti dall'ispettore Ottaviano Malossi, 32 anni, sposato da cinque, ufficiale della Polizia di Stato nella questura centrale di Firenze. Dall'altro capo del telefono il collega Vannucci gli dice che è atteso alla stazione dagli agenti della ferroviaria. Con una certa urgenza, visto che c'è di mezzo un morto. Il tempo di trangugiare l'orzo riscaldato dalla sera prima nel buio del cucinino, salutare la moglie, inforcare la bicicletta, che Malossi si ritrova al cospetto degli agenti e poi su un treno diretto a Calenzano dove, riverso sulla massicciata, sul lato esterno della linea che scende da Prato, giace il cadavere del morto in questione. Vestito in maniera seria ed elegante, il morto porta i chiari segni di una caduta: tracce di polvere biancastra sulla schiena, uno strappo alla cucitura della manica sinistra, un altro strappo all'altezza del ginocchio destro. Il volto è quello di un uomo anziano e ben curato, capigliatura candida, pizzo lungo e folto. Gli uomini accorsi per primi sul posto lo guardano con un'espressione di timore mista a reverenza. Nel sole accecante del mattino Malossi non tarda a scoprire il perché. Le tessere della milizia volontaria e del PNF contenute nel portafoglio del morto mostrano generalità da far tremare i polsi: Graziani Andrea, nato a Bardolino di Verona, il 15 luglio 1864, luogotenente generale della milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Un caso spinoso, dunque, per cui bisogna fare presto, trovare i colpevoli, se ve ne sono, ma soprattutto consegnare quanto prima il corpo dell'eroe agli onori che la patria vuole tributargli. Resta da chiarire, però, come Graziani sia finito riverso al suolo sulla scarpata opposta a quella di marcia del treno su cui viaggiava: si è suicidato, spiccando un balzo fuori dal portello, oppure qualcuno, prima dell'alba, lo ha spinto con violenza giù dal convoglio? Malossi inizia a scavare con prudenza, tra resistenze, false piste e pressioni dall'alto, in un viaggio alla ricerca della verità che, dai binari della linea Prato-Firenze, lo condurrà lontano nel tempo, fino all'ottobre del 1917, sulle tracce di un fante italiano testimone silenzioso del disastro di Caporetto e, prima ancora, di una vita di trincea resa intollerabile dai massacri e dal rigore insensato di una gerarchia pronta a far pagare con la fucilazione anche la più banale infrazione del regolamento.