Nuova Delhi - Il ministero della suprema felicità

Il ministero della suprema felicità di Arundhati Roy

La #ValigiadelLettore di questa settimana ci conduce in un paese complesso e vastissimo, meraviglioso e crudele. In pochi sono riusciti a raccontare l’India con la leggerezza e, insieme, con il crudo realismo di Arundhati Roy. La scrittrice che oltre vent’anni fa si è aggiudicata il Booker Prize con “Il dio delle piccole cose” torna oggi a parlare del suo Paese in un romanzo che è, al contempo, un mosaico di storie personali e un saggio storico e sociale.
Sono moltissimi i personaggi che animano le pagine di questo romanzo, ed è inevitabile sentirsi quasi travolti da questa brulicante ed eterogenea umanità. Lacrime e risate, sussurri e grida, crudeltà e speranza: ogni storia si snoda tra questi opposti. 
Sullo sfondo prendono vita le vicende storiche dell’India contemporanea: le disuguaglianze sociali, la guerra nel Kashmir, la vertiginosa crescita economica, il sistema delle caste ancora in parte esistente.

Partiamo allora per New Delhi con un piccolo tappeto in valigia. Questo oggetto-simbolo dell’India ci collega ad una delle storie più toccanti del libro: quella di Anjum, un povero ermafrodita che srotola il suo consunto tappeto in un cimitero cittadino, scegliendolo come sua dimora. Il tappeto di Anjum diventa un simbolo di quanti, seppur nell’indigenza, cercano un posto nel caos da chiamare “casa”, in cui tentare di costruire una fragile e preziosa felicità.