Leggere Lolita a Teheran

di Azar Nafisi

La nostra recensione

Sebbene la lettura sia risultata ad alcuni un po’ ostica – soprattutto nella prima parte – il libro si è rivelato una fonte preziosa di arricchimento culturale, oltre che emotivo. Pochi di noi conoscevano nei dettagli il passaggio dalla monarchia di Reza Pahlavi alla cosiddetta “Repubblica” islamica degli Ayatollah. Per noi donne si aggiunge poi la dolorosa empatia che si prova nei confronti delle difficoltà, della sottomissione, dell’annullamento che le protagoniste subiscono quotidianamente. E l’impossibilità di ribellarsi o semplicemente di trovare negli uomini degli alleati ci sconvolge e ci angoscia. Colpisce la mancanza di colore, tutto è nero e grigio. Le donne vivono vite parallele: fuori di casa perdono la loro naturalezza e si fanno invisibili e quasi incorporee. Dentro casa invece possono liberarsi del velo e della veste e tornare ad essere se stesse. Il velo che la nonna portava come una libera scelta, diventa ora un fardello, un peso imposto a tutte, svuotato quindi del suo reale significato. Serve a celare le donne ai desideri (evidentemente inaccettabili) degli uomini. Come sempre accade in questi casi, sono le donne a pagare la colpa di essere appariscenti, belle, desiderabili, semplicemente vive. Gli uomini calano dall’alto la scure della repressione su di loro aggrappandosi a norme e precetti che con la religione (intesa come fede) non hanno nulla a che fare. Si avverte uno sdoppiamento nella vita di tutte le protagoniste e della stessa autrice che sembra tornare integra e unica solo nel rapporto con il Mago. Qualcuno ha trovato la scrittrice un po’ fredda e distaccata nell’esporre i fatti. Abbiamo attribuito questo distacco alla sua natura accademica (lei stessa si giustifica per questo in un passo del libro) ma anche alla necessità di garantire l’anonimato e la non riconoscibilità delle protagoniste. Questo fatto in particolare deve averla portata a restare in superficie, senza scendere in dettagli e articolare con più profondità i personaggi, le loro storie e il suo stesso coinvolgimento nei loro confronti. Abbiamo apprezzato l’alternarsi tra gli accadimenti storici, il vissuto personale e le divagazioni letterarie. Ci è piaciuto in particolare il processo al libro "Il Grande Gatsby". Abbiamo sottolineato come la censura, il rogo dei libri, la condanna degli intellettuali sia il primo passo di ogni regime: la cultura dà fastidio alle dittature ma – viceversa - è anche l’unico appiglio e l’unica risorsa che gli individui hanno per salvarsi dall’annullamento di sé, dal dolore, dalla paura con cui convivono costantemente. La nostra discussione si è allargata toccando il tema politico, quello religioso, la condizione della donna, la ricerca da parte dei regimi di un capro espiatorio, di qualcuno a cui dare sempre la colpa e contro cui scagliarsi con violenza. Difficile capire quanto la connivenza, l’accettazione delle imposizioni da parte della popolazione iraniana e delle donne in particolare possa essere criticata. Ci è sembrato che in quella situazione la ribellione non fosse possibile per le protagoniste se non a costo della vita. L’unica alternativa era la fuga, scelta che la maggior parte delle protagoniste sarà costretta a fare. Un libro da tenere nella libreria di casa, per una maggiore consapevolezza non solo degli avvenimenti storici, ma anche di ciò che in qualsiasi paese può accadere: la regressione culturale, la censura, l’imposizione di idee e comportamenti, la soppressione dei diritti civili e della libertà individuale.

La trama:

Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.