Il grande Gatsby

di Francis Scott Fitzgerald

La nostra recensione

Una bella discussione accesa e partecipata sul Grande Gatsby che ha diviso in due o addirittura in tre il nostro gruppo. Capolavoro per pochi; leggibile e apprezzabile per la scrittura e lo stile ma inconsistente e scialbo per gran parte dei lettori; per nulla entusiasmante e immeritatamente famoso per alcuni. Potremmo liquidare così in poche righe questo classico della letteratura americana. A ben vedere quello che è emerso dalla calorosa discussione è che il mondo vacuo, futile e tutto apparenza di quegli anni e di quel contesto sociale non è affatto diverso dal nostro. E l’indignazione e il disprezzo per i protagonisti che tutti abbiamo condiviso non significano forse che Fitzgerald ha descritto così bene una caratteristica tipica di certi uomini e donne che attraversa i secoli e arriva fino a noi? La storia di Gatsby è la storia del fallimento del sogno. Del Sogno Americano di grandezza, sfarzo, potenza e ricchezza ma anche di quello dell’individuo che si culla nell’illusione e finisce col rimanere tragicamente solo. Che importa se il sogno di Gatsby è una frivola e annoiata donnina. La tragicità e grandezza del personaggio di Fitzgerald consiste nel fatto che grazie a quel sogno egli cambia e si trasforma nel tentativo di realizzarlo. E quando il sogno va in pezzi tutto ciò che sta intorno perde valore e senso. Sulla grandezza o meno del protagonista abbiamo scambiato idee contrastanti. Per alcuni infatti l'aggettivo è inappropriato mentre per altri la grandezza può leggersi come ostentazione e magnificenza oppure come positività in quanto Gatsby alla fin fine è migliore di quelli che lo circondano. Qualcuno ha fatto notare che è un romanzo di luci e ombre, di riflettori e di oscurità che si alternano. Qualcun altro ha sottolineato che il vero protagonista è il Tempo. Il tempo annoiato e trascinato di un’élite spregiudicata, il tempo passato di James (non ancora Jay) con Daisy. Ad ergersi su tutti è lo sguardo di Nick, attratto da quel mondo di apparenze ma al tempo stesso troppo intelligente e onesto per accettarlo fino in fondo. E' emerso anche il bisogno di riscatto di Gatsby che parte da una situazione di inferiorità sociale per diventare un millantatore, un parvenu che ostenta la sua ricchezza per arrivare al sogno agognato, di cui Daisy è simbolo. Per quanto si giudichino con disprezzo Tom, Daisy e tutto quel mondo, non si riesce a disprezzare fino in fondo Gatsby. Lo si compatisce o lo si deride, forse, per la sua ingenua illusione. Ma non si riesce a detestarlo veramente, se non altro per il fatto che nonostante tutti i suoi soldi e la sua ambizione è un uomo solo, come si evince dal fatto che al funerale non si presenta nessuno. Tutti d’accordo sulla ricchezza della lingua, sovrabbondante a volte, ma così ampia nelle descrizioni e ricca di sfumature.

La trama:

Il grande Gatsby ovvero l'età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell'estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy... Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un'esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.