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Enrico Vanzini, classe 1922, a diciotto anni fu chiamato alle armi. Dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943 venne catturato e deportato in Germania.
Ad Enrico e ai 650 mila come lui, venne dato l'appellativo di IMI - Internato Militare Italiano, in questo modo venne negata la tutela garantita ai prigionieri di guerra dalla Convenzione di Ginevra del 1929 e le loro condizioni di vita nei lager furono le più dure di quelle dei prigionieri di guerra di altri paesi occidentali.
Enrico Vanzini trascorrerà l'ultimo periodo di prigionia Dachau, dove sarà obbligato a lavorare come Sonderkommando, squadre destinate a raccogliere cadaveri nelle camere a gas per poi portarli nei forni crematori. Tali squadre venivano periodicamente soppresse onde non far trapelare indiscrezioni circa gli stermini sistematici della popolazione ebraica e non solo.
Enrico assieme a Shlomo Venezia (Sonderkommando a Birkenau nato nel 1923 a Salonicco in Grecia e morto nel 2012 a Roma) furono gli unici sopravvissuti e memorialisti italiani di tali squadre.
L'arrivo degli americani, per Vanzini, sarà la sua salvezza.
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